Lunàdigas presenta Paola Valenzano
Il 13 luglio, Lunàdigas inaugura prendo pArte, uno spazio espositivo online dedicato alle opere che riscrivono, ripensano, rimettono in gioco e rimescolano narrazioni e visioni sulla maternità e sulla non maternità, che giocano coi costrutti sociali della femminilità (ma anche della mascolinità), che mettono a nudo i nervi scoperti e le idiosincrasie generate da un mondo che ancora vorrebbe dettare alle persone modelli costruiti in base al genere, che poco hanno a che vedere con la sostanza individuale e multiforme di ognunə di noi.
Lunàdigas dedica la prima esposizione a Paola Valenzano.
Dalla presentazione:
“Apriamo questo nuovo corso con Paola Valenzano, artista che abbiamo avuto occasione di incontrare durante la proiezione del docufilm Lunàdigas, ovvero delle donne senza figli nell’atelier L’Arte perfetta a Roma. Da lì è nato un amore, una fascinazione reciproca, un dialogo ancora aperto che ci ha portato a pensare che di questo nuovo spazio espositivo si sentiva davvero il bisogno. La necessità.
Le opere di Paola decostruiscono il concetto tradizionale di famiglia, frugano dentro i suoi legami asfittici, dentro i topoi delle sante madri martiri immolate al sacrificio e dei padri anche loro chiusi in ruoli ingabbianti, nei sensi di colpa atavici di chi non risponde alle aspettative sociali, nei ricatti emotivi di chi vive per i figli e i figli non li fa vivere. Ma anche l’amore è al centro delle opere di Paola.
L’amore quello vero per davvero, quello necessario a comprendere che tanto di ciò che abbiamo ricevuto in pegno dalle nostre famiglie, è parte di una tradizione secolare che ora sentiamo il dovere di abbattere, ma che possiamo ancora comprendere, perdonare, riallacciare armonicamente al quadro complesso della nostra identità, per ricamare poi nuove trame e tracciare nuove vie.
“Questa mostra attinge a lavori che vanno dal 2005 al 2022 e al mio filone intimista, – spiega Paola – riprendendo casualmente e circolarmente anche alcuni temi personali e familiari e alcuni lavori a lungo abbandonati, che recentemente ho rielaborato con la consapevolezza e la motivazione attuale.
La Casa, intesa come famiglia d’origine, può essere luogo di cura e nutrimento ma anche il luogo dei più insidiosi condizionamenti, interiorizzati per osmosi. È il luogo dove, comunemente, si coltiva il desiderio o il rifiuto di una nuova famiglia. Quello che più di altri è circondato dalla negazione e dalla narrazione pubblica sulla Buona Madre e il Buon Padre, che poi ritroviamo, traslata, a livello più ampio e collettivo, nell’immagine della Madre Patria e del Buono Stato, che spesso ci richiede sacrifici disumani e, talvolta, veri e propri sacrifici umani.
Ma questo luogo è anche la palestra per eccellenza della nostra umanità e può essere attraversato con la ferma volontà di vedere e comprendere, cioè prendere CON sé.
Solo dopo si potrà smettere di giudicare e si potrà lasciar andare tutto ciò che è stato.
A quel punto sarà avvenuta la trasformazione, quella stessa che avviene nelle fiabe d’infanzia.
Il filo che legava ora unisce
Il passato è stato duro ma ora la casa è morbida
La casa-tana è fiorita”.
prendo pArte parte da qui.
Grazie a Paola Valenzano, che presentiamo nella sezione Storie, per aver segnato insieme a noi l’inizio di questo nuovo corso.”